Distretti agroalimentari di qualità e distretti rurali…

I Distretti agroalimentari di qualità e i Distretti rurali sono stati definiti in senso normativo a partire dal 2001. E’ infatti con il decreto legislativo 228/01 che si inizia a introdurre questi strumenti. L’articolo 13 della norma sopracitata  definisce con 3 commi le principali funzioni e competenze da attribuire ai Distretti:

Distretti rurali e agroalimentari di qualita’

1. Si definiscono distretti rurali i sistemi produttivi locali di cui all’articolo 36, comma 1, della legge 5 ottobre 1991, n. 317, e successive modificazioni, caratterizzati da un’identita’ storica e territoriale omogenea derivante dall’integrazione fra attivita’ agricole e altre attivita’ locali, nonche’ dalla produzione di beni o servizi di particolare specificita’, coerenti con le tradizioni e le vocazioni naturali e territoriali.

2. Si definiscono distretti agroalimentari di qualita’ i sistemi produttivi locali, anche a carattere interregionale, caratterizzati da significativa presenza economica e da interrelazione e interdipendenza produttiva delle imprese agricole e agroalimentari, nonche’ da una o piu’ produzioni certificate e tutelate ai sensi della vigente normativa comunitaria o nazionale, oppure da produzioni tradizionali o tipiche.

3. Le regioni provvedono all’individuazione dei distretti rurali e dei distretti agroalimentari.

Allo stato attuale in Italia le regioni che hanno legiferato in materia di Distretti sembrerebbero essere 11: tra queste Lazio, Sicilia, Abruzzo, Calabria, Piemonte, Toscana, Veneto, Basilicata (*). In Sardegna è attualmente in fase di “costituzione” il Distretto agroalimentare di qualità del Medio Campidano. Ecco un elaborato, sulla base dei dati reperibili, che indica i comuni attualmente interessati dal Distretto in Sardegna (ndr: dati riferiti al 2011).

Tra le regioni che hanno emanato specifiche norme per l’istituzione dei Distretti (sia nel caso di quelli agroalimentari che rurali) si presentano come finalità comuni il sostegno e la promozione di:

  • nascita di relazioni tra imprese;
  • iniziative di promozione e innovazione dell’immagine del territorio;
  • concentrazione dell’offerta in una logica di filiera;
  • promozione di attività conoscitive e informative finalizzate allo studio e al monitoraggio delle problematiche territoriali;
  • aggregazione e confronto tra gli attori locali;
  • mantenimento e la crescita occupazionale;
  • gestione integrata e partecipata delle politiche territoriali per migliorare la qualità del territorio;
  • partecipazione degli organi distrettuali alla programmazione regionale. (*)

Seguendo logiche di questo tipo, fortemente orientate al mercato e alla cooperazione, i Distretti agroalimentari e rurali possono rappresentare un’ottimo strumento (se accompagnati da amministrazioni motivate e da una capillare ed efficace informazione di tutti i soggetti coinvolti) per il rilancio e la tutela di quel tessuto produttivo che dovrebbe assumere un ruolo primario in quei “distretti economici” a vocazione prettamente agricola. E’ molto importante a mio avviso che la fasi di progettazione di tali distretti prevedano una gestione che punti all’utilizzo di tecnologie compatibili con lo sviluppo del territorio ed economicamente vantaggiose (mi viene da pensare ad esempio al riadattamento dei numerosi edifici dismessi come nuclei operativi e logistici piuttosto che all’utilizzo di gestionali open source e a sistemi per il recupero e riutilizzo dei residui agricoli… ).

Carlo Zucca

Ecco i riferimenti disponibili su Rete Rurale relativi alle varie norme adottate nelle singole Regioni.

(*) Dati ricavati da http://www.reterurale.it/ uno degli strumenti di informazione e pubblicità sui contenuti del Piano Strategico Nazionale e dell’insieme delle azioni previste nel corso dell’intera fase di programmazione (2007-2013);

Fonte: Unless/Formazion&Tech

This content is published under the Attribution-Noncommercial-No Derivative Works 3.0 Unported license.

Cos’è Agrosmart

Cos’è AGROSMART?
è il progetto di un’infrastruttura virtuale che avrà il compito di sostenere ed incentivare lo sviluppo eco-efficiente di realtà economiche e sociali in ambito rurale.

Perché è utile?

  • Connette le capacità cognitive e di iniziativa proprie di una comunità territoriale al fine di dare supporto logistico allo sviluppo di relazioni commerciali e produttive tra soggetti all’interno della filiera agroalimentare locale;
  • Favorisce l’affermarsi di produzioni sostenibili e di alta qualità mediante l’acquisizione e gestione trasparente di dati utili alla tracciabilità e rintracciabilità dei processi produttivi;
  • Migliora la logistica dell’economia rurale locale: facilità la vendita e l’acquisto di prodotti o servizi a chilometro zero, riduce gli sprechi e lo spostamento di merci, consente un continuo monitoraggio degli impianti di trasformazione più vicini alle rispettive coltivazioni e permette agli utenti di creare network con chi utilizza, pubblicizza o distribuisce i prodotti locali in diversi ambiti (ristorazione, agroindustria etc.).

A chi si rivolge?
Si rivolge a tutti gli attori che partecipano alla filiera agroalimentare locale e a chiunque ha interesse ad incentivare e creare dibattito costruttivo sulla crescita virtuosa dell’economia rurale nel proprio territorio.